Caccia al morto

caccia al morto

Caccia al morto

Titolo: Caccia al morto

Autore: Luca Colombo

Casa Editrice: Graphofeel Edizioni

Pagine: 163

Costo: 12€ cartaceo; 4.99€ ebook

Trama: «Il Giorno dei Morti organizzeremo una bella caccia al morto, con indizi disseminati per tutto il cimitero. Scateneremo un’adorabile euforia». Questi gli ambiziosi progetti di Claudio e Filippo, che dell’impresa funebre De Bernini vogliono fare una azienda leader nel settore dell’intrattenimento, infrangendo il tabù dell’estremo riposo. In una provincia tenera e grottesca, tra carri funebri ipertecnologici, palestre improbabili, sesso vagheggiato e tragedie reali, si dispiega una vicenda ironica ed amara, emblematica di una società in bilico tra tradizione e innovazione.

Quando ci troviamo di fronte il libro di uno scrittore esordiente non è facile nascondere una certa diffidenza. Sarà bravo? Bisogna fidarsi? Ammettiamolo, spesso basta un solo dettaglio a farci desistere: il nome di un personaggio, una copertina che lascia a desiderare, una trama che sembra noiosa e banale. In questo caso però quando Luca Colombo, autore del libro di cui vi parlo oggi,”Caccia al morto“, mi ha contattata proponendomi il suo romanzo, la curiosità è stata immediata: ironia su un argomento che d’ironico non ha nulla, ambientazione atipica e protagonista sui generis. Un progetto ambizioso da portare avanti e per questo ha attirato la mia attenzione.

Filippo, protagonista della storia, filosofo un po’ cinico un po’ sognatore, comincia a lavorare presso un’impresa di pompe funebri la De Bernini, gestita quasi totalmente dal figlio del fondatore, l’ambizioso e visionario Claudio che vuole imprimere un tocco di freschezza e modernità al settore.

Dobbiamo reinventare il funerale. La gente non dà più importanza al morto in sé.

Il morto è solo una delle tante parti che concorrono alla buona riuscita dell’evento.

Dovremmo decentralizzare il morto?

Esattamente. Toglierlo del tutto, forse. In definitiva, cos’è il morto se non qualcosa che non c’è più?

L’ambizioso quanto singolare progetto vede Filippo impegnato in prima linea, pronto ad offrire elogi funebri ad hoc mirati a soddisfare le esigenze e perché no, le ambizioni dei famigliari. Il romanzo procede attraverso situazioni (a)tipiche dei funerali, quali ad esempio il delicato momento del corteo che, come in molti paesi tra cui il mio, si segue ancora a piedi. In questo Luca Colombo riesce a strappare un sorriso descrivendo i ruoli che tacitamente ognuno interpreta in queste occasioni.

Riuniti a sinistra, i famigerati conoscenti attendono l’innalzamento della bara. Ammassati, simboleggiano un cumulo di sensi di colpa: chi si tormenta perché non è mai andato a fargli visita durante la malattia, chi si vergogna perché è qui col corpo ma altrove con la testa, chi si sente una merda perché in passato ha fatto delle avances alla moglie.

L’ambizione di Claudio lascia però presagire fin da subito risvolti dissacranti ed ironici di più ampie vedute, ed infatti si arriverà a storie strappalacrime pubblicizzate sul giornale locale, ad una vera e propria lotta a suon di cartelloni pubblicitari tra le varie imprese perché ehi, anche qui la competizione si fa sentire e, dulcis in fundo, un vero e proprio totomorto: alla De Bernini non si fanno mancare nulla.

Sul finire del romanzo si avverte un cambio di tono, una patina un po’ malinconica avvolge le pagine fino ad arrivare alla conclusione che lascia punti in sospeso ma anche spunti di riflessione decisamente attuali. È questo che mi ha spinto a porre all’autore poche domande, una piccola intervista finalizzata a svelare un po’ di retroscena e genesi del romanzo.

 

-La storia ha come nodo focale un’impresa di pompe funebri. Come ti è venuta questa idea? Sei mai stato a stretto contatto con quell’ambiente?

Nel mio paese usa ancora la tradizione di seguire il feretro a piedi. Non ricordo di chi fosse il funerale, ma in coda al carro funebre ho pensato che la situazione si prestava bene allo sviluppo di una trama graffiante. Non ho mai avuto che fare con l’ambiente delle pompe funebri, ma ho sempre amato i contesti bizzarri.

-La narrazione è interrotta talvolta dalle elucubrazioni e dai ricordi di Filippo, il protagonista. Quanto c’è di autobiografico in quei pensieri, -se c’è?

Quanto sono noiosi gli scrittori che parlano di sé nei propri libri. Purtroppo, lasciarsi totalmente al di fuori di ciò che si scrive è appannaggio dei grandi. In “Caccia al morto” ho cercato di dimenticare me stesso, eppure qualche mia ombra si respira.

-Le ultime pagine del romanzo sembrano assumere un contorno più serio e malinconico. È stata un’idea presente già dall’inizio oppure è venuta scrivendo?

La scrittura più redditizia è quella che guida, indirizza e conduce il lettore dove meno se lo aspetta. Ho ricercato un grande contrasto tra il finale – mesto – e il resto del libro, paradossale e deforme. Ed era un’idea presente fin dalle prime battute.

In conclusione, ringraziando ancora l’autore per la copia, “Caccia al morto” si è rivelato una piacevole lettura che sento di consigliare a chi sta cercando un racconto diverso dal solito, con situazioni tragicomiche e personaggi che fanno sorridere ma che nascondono un lato poetico, come nel caso del protagonista, tutto da scoprire.

Potete acquistare una copia del romanzo qui e qui.

Sabrina Turturro
sabrina.turturro@gmail.com

Sabrina Turturro | Bookish person. Photography and movie enthusiast. Art, travel and tv shows addicted. A dreamer. Instagram, Snapchat, Facebook: nebuladaphne nebuladaphne@gmail.com

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