Otto mesi a Ghazzah Street, Hilary Mantel

Otto mesi a Ghazzah Street

Otto mesi a Ghazzah Street, Hilary Mantel

Autore:
Casa editrice: Fazi Editore
Titolo:
Traduttore: Giuseppina Oneto
Pagine: 334
Prezzo: 19 € (Omaggio C.E.)
Data di pubblicazione:
La Ghazzah Street vista da Frances, una cartografa inglese.

Ghazzah Street è una strada piccolina e stretta. Il quartiere non è lussuoso ma neppure squallido. I piccoli condomini, alti due o tre piani, sono chiusi da un muro che impedisce la visuale degli appartamenti. I vicini si conoscono di vista e nessuno si ferma mai a chiacchierare. Ghazzah Street ospita anche una moschea che al tramonto ha la cupola illuminata da una luce verde al neon.

Hilary Mantel, vincitrice per due volte del prestigioso Man Booker Prize con i suoi romanzi storici, questa volta ha messo da parte i Tudor allontanandosi così dalla sua comfort zone letteraria per dedicarsi ad un argomento assolutamente attuale, l’Islam. La Mantel mescola avvenimenti di carattere autobiografico e fiction in Otto mesi a Ghazzah Street, che è stato il mio primo suo romanzo – perciò mi è impossibile paragonare il suo stile con i premiati precedenti ma una cosa posso affermarla: Hilary Mantel scrive bene.

Ci addentriamo tra le vie di Gedda, seconda città più grande dell’Arabia Saudita dopo la capitale Riyad, seguendo lo sguardo di Frances, una cartografa che si ritrova in questa regione sconosciuta per seguire suo marito. Capirà ben presto però che le strade non sono il posto ideale per una donna e che anche una semplice passeggiata si rivela essere più complicata del previsto. Ad irrompere tra le pagine è la cultura musulmana colta negli aspetti da noi più lontani, una società, quella araba, che è difficile capire del tutto.

Frances proverà sulla sua pelle tutte quelle discriminazioni che la società mette in pratica contro le donne: non possono guidare autovetture, non possono lavorare se non in rari casi, non possono viaggiare ed ovviamente devono essere coperte dalla testa ai piedi. A dare man forte poi ci sono due donne con le quali Frances tenta di instaurare un rapporto: Yasmin e Samira. Ma un vero sodalizio è impossibile da realizzare, abituate come sono e da sempre a limitazioni di ogni genere; Frances è una donna inglese, forte, libera che in queste due donne trova trova incomprensione anziché aiuto segno evidente di una frattura culturale insanabile.

Ma evidentemente i marciapiedi non sono fatti per camminarci sopra, pensò. Gli uomini guidano; le donne stanno a casa. I marciapiedi sono una zona cuscinetto per evitare che le macchine sfondino le case.

Da questo punto di vista il romanzo della Mantel è ricco di particolari e decisamente accurato, il che lo rende una testimonianza puntuale di questo mondo: sicuramente adatto a chi vuole saperne di più in un incontro – scontro culturale diretto e non passando per la saggistica. Infondo Frances rappresenta appieno ogni individuo figlio della cultura occidentale che si ritrova catapultato in una realtà così distante.

Per la protagonista però queste limitazioni sono difficili da accettare, perciò comincerà ad andare oltre le convenzioni e quei diktat accettati senza riserve da tutti: la diffidenza si trasformerà in un mezzo d’indagine, per andare oltre quel velo che tutto copre e cela. Così come la questione misteriosa dell’appartamento vuoto al piano di sopra, che diventerà un pensiero fisso per Frances, un pretesto o meglio una metafora che percorre l’intero romanzo come un sottilissimo filo.

Credo che negli anni ’80, quando Otto mesi a Ghazzah Street fu pubblicato per la prima volta, l’impatto nel lettore fosse diverso: in quegli anni l’Islam e tutto ciò che concerne questa religione non era all’ordine del giorno, non se ne parlava come oggi. Per questo alcuni temi possono sembrare già sentiti ma non per questo ho trovato il romanzo banale – ripeto, la scrittura della Mantel è a dir poco scorrevole, credo potrebbe parlare di qualunque cosa e farla sembrare accattivante dote – credo – affinata con il romanzo storico, genere di per sé non facile da gestire. In conclusione, Otto mesi a Ghazzah Street si è rivelato piacevole, una lettura affrontata in pochissimo tempo, ma non indimenticabile. Una cosa è certa, voglio conoscere la Mantel dei romanzi storici, curiosa di approfondire la sua scrittura.

Otto mesi a Ghazzah Street

Sabrina Turturro
sabrina.turturro@gmail.com

Sabrina Turturro | Bookish person. Photography and movie enthusiast. Art, travel and tv shows addicted. A dreamer. Instagram, Snapchat, Facebook: nebuladaphne nebuladaphne@gmail.com

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