Migliori serie tv 2020

È la prima volta che porto sul sito un contenuto di questo tipo, lo so, è un po’ strano anche per me. Arrivata quasi alla fine di questo funesto anno però, come al solito tiro le somme un po’ di tutto e mi sono accorta di aver visto, specie nella seconda metà, un sacco di cose belle o quantomeno, a parer mio, degne di nota.

Come sempre mi prende la voglia di parlarne a iosa, anzi chiedo venia a tutti quelli che ho ammorbato man mano con ognuna di queste serie.

Ecco in ordine sparso quelle che sono state per me le migliori serie dell’anno, con assieme qualche menzione speciale – non necessariamente uscite quest’anno, anzi qualche titolo è datato; qualcun altro è frutto di rewatch selvaggio, che i porti sicuri a cui tornare servono sempre. Giusto qualche accenno di trama e considerazioni semiserie.

 

 

Il giovane Montalbano

(2012 – 2015)

Foto di Fabrizio Di Giulio

Senza troppe sorprese, in un anno che mi ha finalmente vista conoscere la magistrale penna del maestro Camilleri, “Il giovane Montalbano” è stata una folgorazione. Sono arrivata con più di sette anni di ritardo e dopo aver visto e rivisto le molteplici serie della versione classica, le indagini portate avanti nel Commissariato di Vigata ancora in fase di rodaggio non hanno proprio nulla da invidiare agli episodi già celebri. Un cast eccezionale. Unica pecca: non c’è una terza stagione.

 

The Great

(2020 – )

Rielaborazione in chiave umoristica di eventi storici realmente accaduti nella Russia del 18° secolo, che portarono Caterina, consorte dello zar Pietro III a diventare imperatrice e quindi a meritarsi l’appellativo di Caterina La Grande.

Assolutamente bizzarra, dal tono goliardico che chiarisce fin dal sottotitolo che le vicende narrate sono solo “più o meno” vere – di certo c’è dell’esagerazione ma di serie storiche classiche ne siamo zeppi mi pare). Ho visto i 10 episodi in sessioni di binge watching come non mi succedeva da tempo. Elle Fanning e Nicholas Hoult perfetti. Si attende la seconda stagione, già confermata.

 

Patrick Melrose

(2018)

L’ipocrisia borghese che annienta.

Patrick Melrose è un discendente dell’aristocrazia inglese: ricco, bello, distinto, destinato ad una vita d’inerzia, sospinto tra le mareggiate della noia borghese.

Ma. Il ma di Patrick si nasconde nella sua infanzia, fantasmi che non riesce a scacciare perché tra quei fantasmi lui è cresciuto, anzi forse è stato cresciuto proprio da loro, da ombre impalpabili; fantasmi che gli hanno impedito di legarsi invece a persone reali e quindi a perdersi nel tunnel delle droghe che li mettevano a tacere.

Perché i “ma” tra persone che si rispettino vanno nascosti sotto al tappeto.

La serie è pazzesca da ogni punto di vista: Benedict Cumberbatch catalizza l’attenzione in ogni fotogramma, quasi annullando tutti gli altri; Hugo Weaving non lo guarderò più con gli stessi occhi temo. Cinque episodi in crescendo, anche se i primi due una spanna sopra gli altri, a mio parere.

 

Defending Jacob

(2020)

Una tranquilla quanto amorevole famiglia alto borghese americana si trova catapultata in un incubo quando il loro unico figlio di 14 anni viene accusato di aver ucciso a pugnalate un suo compagno di classe.

La trama è tutta qui, ma Defending Jacob è complessa, immersiva. Durante i processi col fiato sospeso c’ero pure io. L’ultimo episodio è fenomenale. Chris Evans – sì, proprio Captain America – perfettamente nella parte, devo dire che ero un po’ scettica invece chiedo pubblicamente scusa, Cap.

 

The Queen’s Gambit

(2020)

Una bambina orfana impara per caso a giocare a scacchi mostrando fin da subito di essere un dannato genio. The Queen’s Gambit si riassume in un rigo, ma si potrebbe anche dire che è diventata la serie culto dell’anno, quella che ha battuto il record di visualizzazioni su Netflix, quella che ha rilanciato la disciplina degli scacchi in mezzo mondo. La serie che mi ha spinta a comprare una scacchiera ed un manuale qualche giorno dopo averla finita ed ora ogni giorno almeno una partita non me la toglie nessuno – giuro.

Non aggiungo altro.

 

Skam Italia

(2018 – 2020)

Cosa vuol dire essere adolescenti al giorno d’oggi? La risposta è tutta in Skam. Ho scoperto questa serie a fine 2018 e d’allora ne sono una fan spudorata, arrivando anche a vedermi quella originale Skam Norvegia, ma anche Skam Francia e non escludo la possibilità di recuperare tutte le altre. Skam nasce come una webserie, acquisita da Netflix che ha prodotto la 4° stagione, uscita quest’anno. È una serie intelligente, affronta temi delicati a mio parere nel modo più giusto possibile, quello dei ragazzi stessi. Da notare la sobrietà di questo mio commento, perché potrei lasciarmi andare a frasi che di sobrio non hanno proprio nulla, del tipo che io me lo merito un Edoardo Incanti.

Nota di particolare merito alla magnifica colonna sonora, grazie alla quale ho scoperto tanti artisti che non conoscevo, di tutte e 4° le stagioni – che ho rivisto proprio a dicembre in maratona ininterrotta di tre giorni -.

 

The Boys

(2019 – )

Se non vi piacciono le storie di supereroi, dovete guardare The Boys che sì, parla di supereroi ma in un modo talmente atipico che alla fine potrete dire: “Okay, ho ragione ad odiarli”.

Irriverente, violenta, non le manda certo a dire, The Boys è tornata con la seconda stagione qualche mese fa. La prima stagione mi aveva convinta, la seconda è la conferma di quanto questo prodotto Amazon Prime sia validissimo.

 

Spinning Out

(2020 – cancellata)

Se vi piace il pattinaggio artistico sul ghiaccio, “Spinning Out” fa per voi. Un teen drama un po’ più adulto che ruota tutto attorno a questa disciplina, tocca un tema molto delicato secondo me reso bene. Coreografie, chalet innevati, pattini bianchi, giusta dose di romanticismo. Anche se Netflix – che stavolta maledico – l’ha ingiustamente cancellata, vale la pena vederla senza troppe pretese.

 

L’Alienista

(2018 – )

Come per The Boys, la prima stagione dell’Alienista mi aveva convinta, la seconda invece mi ha stesa. Fine 1800, New York, serie di brutali omicidi dai contorni macabri e alquanto misteriosi. La psicoanalisi comincia ad affacciarsi al mondo, facendo scuotere la testa ai più scettici. Atmosfere alla Penny Dreadful (che consiglio spassionatamente sempre), ricerca di costumi e scenografie accuratissima, un cast che regge il peso della seconda stagione e che migliora come il vino. Da vedere tutta d’un fiato ed io attendo con ansia l’annuncio di una terza stagione caro Netflix, che qui rinnovi porcherie che non sto manco a nominare e poi ci sono chicche che finiscono nel dimenticatoio – scusate, sassolini nella scarpa.

Better Call Saul

(2016 – )

Quest’anno è uscita la 5a stagione di Better Call Saul, spin-off fortunato della serie Breaking Bad, che vabbè, se non avete visto non devo mica dirvelo io che è una delle migliori di tutti i tempi. Dopo alcune stagioni – se non ricordo male la 3a non mi fece affatto impazzire – già dalla precedente si è risollevata e questa 5a stagione mi è piaciuta tantissimo: ritmo incalzante, tanti fatti, Gustavo. Ottimo lavoro.

Sex Education

(2019 – )

Il funesto 2020 è cominciato con la seconda serie di Sex Education, anche questo prodotto da Netflix, in cui i teenager hanno bisogno di qualcuno più esperto che gli spieghi che le loro pulsioni sono assolutamente normali. Romanticismo, equivoci, accettazione di se stessi, Sex Education è una delle serie più riuscite di Netflix.

 

Fleabag

(2016 – 2019)

Rivista quest’anno. Queste due miniserie, specie la seconda, sono uniche. Se non l’avete ancora vista, fatelo ora. Non guarderete più un prete con gli stessi occhi – e nemmeno un confessionale.

 

Anne with an “E”

(2017 – cancellata)

La serie tv su “Anna dai capelli rossi” in una perfetta trasposizione. Questa serie è un toccasana di dolcezza, da guardare e ritrovare quei lati dell’infanzia che da qualche parte conserviamo tutti.

Ancora non ci credo che è stata cancellata.

 

L’amica geniale

(2018 – )

Questa serie non smette di stupirmi e quest’anno, con la seconda stagione, si è riconfermata nella classifica delle più belle di sempre. Non ho letto i romanzi della Ferrante – ho ascoltato il primo, per il resto non mi sono mai decisa – ma la co-produzione Rai con HBO non ha nulla da invidiare ai colossi americani. Si attende con impazienza la terza, qui.

 

The Sinner

(2018 – )

Molto scettica all’inizio nei confronti di questo giallo che ha fatto molto parlare di se negli States, ma sono stata rapita dopo qualche puntata sia dalla straordinaria bravura di Jessica Biel e Bill Pullman, sia dalla complessità della trama, apparentemente inspiegabile. Nella prima serie Cora, madre e moglie dalla vita apparentemente tranquilla, uccide uno sconosciuto con ferocia pubblicamente. Di lì in poi sarà una discesa nella psiche sempre più oscura. La seconda serie all’altezza, anche se a posteriori la prima mi è rimasta più impressa.

 

Normal People

(2020)

Chiudo assolutamente in bellezza con questa meraviglia. Normal People è una miniserie tratta dall’omonimo romanzo bestseller dell’irlandese Sally Rooney, che pure mi era piaciuto molto. La serie non è assolutamente da meno, anzi io metto carta e pellicola stavolta sullo stesso piano se non addirittura la seconda una spanna in più. Cattura e rende in modo perfetto le ambientazioni create dall’autrice, una fotografia che mi ha fatta impazzire ed un cast che sembra modellato sulle sue descrizioni. Anche se non avete letto il romanzo, forse a maggior ragione, è da vedere.

 

Le menzioni speciali: The Hunting of Bly Manor (non all’altezza della meravigliosa The Hunting of Hill House ma comunque buon prodotto tutto sommato); Love Sick, Emily in Paris.

Sabrina Turturro: Sabrina Turturro | Bookish person. Photography and movie enthusiast. Art, travel and tv shows addicted. A dreamer. Instagram, Snapchat, Facebook: nebuladaphne nebuladaphne@gmail.com
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