Questo canto selvaggio di Victoria Schwab.

Quando mesi fa vidi “Questo canto selvaggio” in libreria, sapevo già che sarebbe arrivato il suo momento, prima o poi. Ho sentito osannare Victoria Schwab da gran parte della popolazione di lettori che bazzicano internet e la curiosità che nutrivo nei suoi confronti saliva esponenzialmente con il numero di recensioni positive che leggevo. Nonostante questo però, visto che altri autori chiacchierati una volta letti si sono rivelati un buco nell’acqua o quasi, ho cominciato “This savage song” – questo il titolo originale del volume – carica di timore. Dopo poche pagine ho già capito la differenza della Schwab rispetto alle sue colleghe di genere: il suo stile è più maturo. La differenza dello stile di scrittura è che la Schwab uno stile suo l’ha eccome – che poi sia questo bisognoso o meno di miglioramenti è un’altra storia, visto che questa è la prima sua opera che leggo. Ma andiamo con ordine.

Questo canto selvaggio, primo volume di una duologia, è ambientato nella tetra Verity City. Per anni questa città è stata teatro dei crimini più efferati e, a seguito di un evento chiamato Fenomeno, il male prodotto dagli uomini ha cominciato a generare veri e propri mostri rendendo, durante la notte, la città simile ad un girone infernale.

«Mostri, mostri, belli e brutti
Verranno a mangiarvi, a uccidervi tutti.
Corsai, Corsai, artigli e zanne,
La vostra vita misurano a spanne.
Malchai, Malchai, vi mostrano i denti,
E gli occhi rossi, volenti o nolenti.
Sunai, Sunai, occhi di pece,
Sentite una musica, poi l’anima tace.
Mostri, mostri, belli e brutti,
Verranno a mangiarvi, a uccidervi tutti!»
Come si legge nell’inquietante canzone che tutti gli abitanti di Verity City conoscono, ci sono tre categorie di mostri: Corsai, che incarnano l’archetipo del mostro, quello tutto zanne, artigli e paura pronto a divorarti nell’ombra; Malchai, furbi, veloci, simili a vampiri ma che non bruciano al sole; ed infine i temibili Sunai sui quali aleggia il mistero. Essi si nutrono di anime e si conosce solo il mezzo che utilizzano per farlo: la musica incantatrice, una sorta di flauto magico con finale infausto.
In questa realtà che sembra uscita direttamente dal peggiore degli incubi, la città è divisa letteralmente in due parti: a Nord vige la legge di Callum Harker, rigido e spietato governatore che in cambio di protezione esige un dazio dai suoi cittadini in cambio di protezione: infatti si serve dei mostri da lui corrotti per arginare la violenza di tutti gli altri. A Sud invece c’è la Task Force di Henry Flynn che combatte quotidianamente le creature avendo dalla sua gli unici tre Sunai esistenti. Mi ci sono volute più pagine per addentrarmi in questa realtà, ma una volta fatto ho potuto apprezzarne tutta l’originalità ed il potenziale narrativo.
Su questo oscuro palcoscenico si muovono i due protagonisti: Kate, adolescente ribelle figlia di Callum Harker e August, giovane Sunai figlio adottivo di Henry Flynn. Sono due outsider: invischiati fino al collo nelle vicende di Verity per motivi ben diversi ma allo stesso tempo vorrebbero esserne fuori.
August è un Sunai ma in costante conflitto con se stesso: non si accetta per quello che è, un mostro; vorrebbe non esserlo, vorrebbe essere altro.
«Non già con uno schianto ma con un lamento.»
È la frase che ripete come un mantra durante le sue giornate di studio, una frase sapientemente tratta dalla Schwab dall’intenso componimento di T.S.Eliot “Gli uomini vuoti“. August infatti non sa nulla del mondo e lo apprende da solo leggendo e studiando tutti i libri possibili.
«Come qualcuno che era comparso all’improvviso, come in un gioco di prestigio, temeva la tenue natura della propria esistenza, temeva che in qualunque momento potesse, semplicemente, tornare a non esistere.»
È un personaggio molto complesso, che s’interroga sul senso della sua esistenza – pensieri riportati con spessore dall’autrice – diviso tra la voglia di aiutare, di accettarsi per quello che è ed il soffocare i suoi istinti bestiali. In tutto questo, il suo fedele compagno sempre accanto: il violino, strumento con il quale suona la sua letale melodia.
Kate invece all’apparenza potrà sembrare la tipica adolescente ribelle che spesso s’incontra in libri del genere, ma dopo qualche capitolo anche il suo personaggio verrà realmente alla luce. Costantemente tesa verso l’approvazione del padre ed il ricordo traumatico della morte di sua madre, Kate Harker è la protagonista perfetta per questa storia: decisa, forte, ma che come tutti nasconde un lato più vulnerabile.
«Le piaceva l’idea che ci fossero cento Kate diverse,
che vivevano cento vite diverse.
Forse, in una di quelle vite, non c’erano mostri.
Forse la sua famiglia era ancora unita.
Forse lei e la madre non erano mai fuggite da casa.
Forse non erano mai tornate indietro.
Forse, forse, forse.»
Kate ed August s’incontraranno a scuola, un’accademia speciale a Nord e lì cominceranno a ruotare l’uno nell’orbita dell’altra. Ma non ci si trova davanti il solito, insopportabile cliché: ecco cosa ho particolarmente apprezzato nel romanzo, l’assenza dell’amore al primo sguardo che ormai non sopporto più in letture del genere e che ha sicuramente contribuito al bilancio positivo a fine lettura.
Ci sono solo alcuni puntini sulle i da mettere alla fine. Ho trovato talvolta le descrizioni inutilmente prolisse che hanno rallentato la lettura e reso a volte difficoltoso seguire il filo dei concitati avvenimenti e, in definitiva, trovo la scrittura della Schwab a volte troppo analitica il che mi ha reso difficile affezionarmi completamente ai personaggi, nonostante io abbia apprezzato molto la loro caratterizzazione. Tuttavia, in definitiva, il mio giudizio è senz’altro a favore di Questo canto selvaggio: spero di poter avere presto in libreria anche una copia cartacea ed attenderò il seguito nonché conclusione di questa storia che potrebbe convincere anche i più scettici.
Editore: Giunti
Collana: Waves 
Traduttore: Roberto Serrai
Pagine: 400
Prezzo: 18€ (disponibile in versione ebook al prezzo di 8.99€)
Trama: Per anni Verity City è stata teatro di crimini e attentati, finché ogni episodio di violenza ha cominciato a generare mostri, creature d’ombra appartenenti a tre stirpi: i Corsai e i Malchai, avidi di carne e sangue umani, e i Sunai, più potenti, che come implacabili angeli vendicatori con il loro canto seducente catturano e divorano l’anima di chi si sia macchiato di gravi crimini. Ora la città è attraversata da un muro che separa due mondi inconciliabili e difende una fragile tregua: al Nord lo spietato Callum Harker offre ai ricchi protezione in cambio di denaro, mentre al Sud Henry Flynn, che ha perso la famiglia nella guerra civile, si è messo a capo di un corpo di volontari pronti a dare la vita pur di difendere i concittadini e ha accolto come figli tre Sunai. In caso di guerra la leva più efficace per trattare con Harker sarebbe la figlia. Così August, il più giovane Sunai, si iscrive in incognito alla stessa accademia di Kate per tenerla sotto controllo. Ma lei, irrequieta, implacabile e decisa a tutto pur di dimostrare al padre di essere sua degna erede, non è un’ingenua…

 

Sabrina Turturro: Sabrina Turturro | Bookish person. Photography and movie enthusiast. Art, travel and tv shows addicted. A dreamer. Instagram, Snapchat, Facebook: nebuladaphne nebuladaphne@gmail.com
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