Vivian Maier, fotografa

La fotografa invisibile

La storia di Vivian Maier comincia ufficialmente nel 2007 quando John Maloof, agente immobiliare appassionato di collezionismo, acquista ad un’asta pubblica di Chicago per 400 dollari una scatola contenente centinaia di negativi. Maloof comincia a svilupparli a proprie spese e subito si rende conto di trovarsi di fronte una straordinaria fotografa che aveva scarabocchiato distrattamente il proprio nome su un pezzo di carta. Da quel momento per Maloof Vivian diventa una missione: doveva scoprire di più su di lei. Aveva avuto una formazione artistica? Faceva la fotografa di professione? Da dove veniva?

Dopo non semplici ricerche, venne fuori che Vivian era nata a New York nel 1926 e non solo non aveva mai seguito alcun corso di fotografia ma che addirittura non era la sua professione: tra gli anni Quaranta e Cinquanta infatti lavorò come bambinaia presso alcune famiglie borghesi di Chicago. Le migliaia di foto di cui oggi disponiamo sono state scattate durante le passeggiate con i bambini che accudiva o i suoi rari momenti liberi.

Si tratta di street photography, una categoria all’epoca agli albori. Munita della sua inseparabile Rolleiflex, una macchinetta biottica molto particolare che eliminava uno degli obiettivi destinati alla ripresa impostandone lo sviluppo in verticale piuttosto che in orizzontale. Stranamente la Rolleiflex non viene posta all’altezza degli occhi ma grazie alla sua particolare conformità permette di scattare dal basso: sono le scene più spontanee che riuscirà a cogliere.

Vivian girovagava per le strade pronta a cogliere il dettaglio più insignificante: un uomo addormentato nella sua auto, due innamorati che si stringono delicatamente le mani, una gonna sollevata dal vento. Sono anche le scene apparentemente non importanti a diventare uniche grazie al filtro del suo sguardo: un passante assorto nei suoi pensieri, quante volte vediamo questa scena durante le nostre giornate? Eppure Vivian riesce ogni volta, giocando con la luce e la prospettiva, a renderle degne di essere ricordate. È questo che riesce a far innamorare di lei fin da subito: il suo amore per i particolari.

 

Vivian Maier è un caso estremo di riscoperta postuma: ciò che visse coincise esattamente con ciò che vide. –Goeff Dyer

La differenza tra qualcosa di buono e qualcosa di grande è l’attenzione ai dettagli, e nel caso della Maier hanno portato ad un successo planetario. Oggi le sue foto sono esposte in diverse gallerie sparse in tutto il mondo(a proposito di questo, presso la Fondazione Puglisi Cosentino fino al 18 febbraio potete ammirarle, un’esperienza che vi consiglio vivamente di fare. Qui tutte le info)

Una donna forte, indipendente, autoritaria: è così che chi l’ha conosciuta la tratteggia e così appare anche nei suoi numerosi autoscatti che forse più di tutti l’hanno resa famosa. Una donna possente, austera anche nel modo di vestire – spesso sembra uscita fuori dall’Unione Sovietica, tanto per intenderci.

 

 

 

 

 

 

 

Consiglio caldamente la visione del noto documentario a lei dedicato “Finding Vivian Maier” di John Maloof e Charlie Siskel candidato agli Oscar 2015 e disponibile anche in italiano.

Il volume “Vivian Maier, fotografa” edito Contrasto raccoglie una serie dei suoi scatti, passando da quelli più noti che ho inserito in questo post, a quelli meno visti. La prefazione di Geoff Dyer poi è un’ottimo punto di vista sia per chi di Vivian Maier non aveva mai sentito parlare sia per chi, come me, già l’apprezza da tempo.

Dobbiamo lasciare spazio a coloro che verranno dopo di noi. È una ruota – si sale e si arriva fino alla fine, poi qualcuno prende il tuo posto e qualcun altro ancora il posto di chi lo ha preceduto e così via. Non c’è niente di nuovo sotto il sole.

Vivian Maier

 

 

Sabrina Turturro: Sabrina Turturro | Bookish person. Photography and movie enthusiast. Art, travel and tv shows addicted. A dreamer. Instagram, Snapchat, Facebook: nebuladaphne nebuladaphne@gmail.com
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