Recensione di Elmet, Fiona Mozley

Elmet

Recensione di Elmet, Fiona Mozley

Autore:
Casa editrice: Fazi Editore
Titolo:
Traduttore: Silvia Castoldi
Pagine: 280
Prezzo: 18 € (Omaggio C.E.)
Data di pubblicazione:

“Elmet è stato l’ultimo dei regni celtici indipendenti d’Inghilterra […] ancora, durante il XVII secolo, quella stretta gola e i suoi bordi laterali, sotto le brughiere glaciali, continuavano ad essere “terra di nessuno”, un rifugio per chi scappava dalla legge.”

Pubblicato alla fine del mese scorso, Elmet è l’esordio potente di Fiona Mozley, scrittrice inglese che si è guadagnata un posto tra i finalisti dell’ambito Man Booker Prize.

Protagonisti del romanzo sono una coppia di fratelli adolescenti, Daniel e Cathy, che vivono nella loro casa in mezzo ai boschi solo con il loro padre, John; sono il ritratto di una famiglia atipica, che vive ai margini della società, in un paesaggio che l’autrice descrive fin da subito come idilliaco, un po’ come la meravigliosa copertina del volume.

John è un eroe per i due figli, nonostante il suo passato misterioso e gli incontri clandestini di boxe – non proprio un modello da seguire – mi è stato impossibile non empatizzare con lui, devoto alla sua famiglia più che a qualsiasi altra cosa.

“Arrivammo in estate, quando il paesaggio era in piena fioritura, le giornate lunghe e calde e la luce soffusa. Giravo a torso nudo, sudavo senza problemi e mi godevo l’abbraccio dell’aria densa. In quei mesi le mie spalle ossute si coprirono di lentiggini; il sole tramontava lento e le serate erano color peltro, e poi nere, e poi di nuovo stillava il mattino”.

Immersi nella natura brulla, questo piccolo nucleo famigliare si fa strada nel mondo a modo suo, costruendo mattone dopo mattone la loro casa, sostenendosi di caccia e raccolta. A turbare la serenità del nido sereno compare il signor Price, l’antagonista per eccellenza, un ricco proprietario terriero padrone di gran parte dei terreni locali che reclama il terreno dove John ha costruito la sua casa, affermando di possederlo legalmente.

Da questa pretesa, alla quale nessuno della famiglia si piegherà, si scatena com’è inevitabile, una scia di eventi drammatici che la Mozley è brava a far subodorare fin dalle prime pagine.

“Sento ancora odore di braci. Il profilo annerito di una sinuosa rovina. Odo di nuovo quelle voci: gli uomini, e la ragazza. La rabbia. La paura. La risolutezza. Poi le catastrofiche vibrazioni che si propagano attraverso il legno. E le lingue di fuoco. Il crepitio caldo e secco. La sorella con il sangue sulla pelle e quella terra devastata”.

Il personaggio di Cathy l’ho trovato sviluppato in modo davvero particolare, pian piano da questa ragazzina gracile spunterà fuori una donna capace di tenere le redini di tutta la famiglia e non solo. Cathy non vuole essere una bella donna e basta, non come Vivien, l’avvenente vicina di casa su cui pende proprio la maledizione dell’essere bella, che sembra attirare solo altri soprusi.

Daniel invece, la voce narrante della storia, non ha nulla a che vedere né con il padre, né tantomeno con la sorella: Daniel è dentro e fuori dalle vicende al tempo stesso, è giù sensibile e pacato ed è proprio grazie al suo sguardo, sapientemente strutturato dalla Mozley, che le vicende appaiono ancora più vivide.

 

E poi c’è lei, la protagonista, onnipresente e strisciante in ogni pagina e che divamperà come fuoco su legna secca è una sola: la violenza, quella primigenia, quella che latente e silenziosa ma che aspetta una miccia per esplodere. Ed in Elmet, fino alle ultime potenti pagine, esploderà.

“Molti uomini ritengono di dover essere violenti. Crescono convinti che una vita violenta sia una meta a cui aspirare. In realtà non capiscono assolutamente cosa questo significhi, e lo odiano con tutte le proprie forze. Tuo padre non è così. C’è una tensione in lui quando sta per compiere un atto violento, e una calma quando l’atto è terminato… tuo padre ne ha bisogno. Della violenza. Non direi neanche che gli piaccia, però ne ha bisogno.”

Elmet non è un romanzo semplice. Non è semplice la sua storia, non è semplice capirne realmente le dinamiche, ma è senz’altro un romanzo che merita di essere letto e che, a ragione, merita di essere finito tra i finalisti di un premio prestigioso come il Man Booker Prize.

 

 

 

Sabrina Turturro
sabrina.turturro@gmail.com

Sabrina Turturro | Bookish person. Photography and movie enthusiast. Art, travel and tv shows addicted. A dreamer. Instagram, Snapchat, Facebook: nebuladaphne nebuladaphne@gmail.com

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