07 Giu Absence, l’altro volto del cielo
Casa editrice: Fazi Editore
Titolo: Absence, l'altro volto del cielo
Pagine: 320
Il secondo capitolo della saga di Absence dal titolo “L’altro volto del cielo”, partiva con a carico i dubbi che mi aveva lasciato il primo volume(qui la mia recensione). Ho avuto modo anche questa volta di incontrare l’autrice, Chiara Panzuti, durante l’ultimo Salone del Libro di Torino in maggio e di ascoltarla mentre spiegava a me e ad altre blogger i retroscena di questo secondo capitolo.
Per rispolverare un po’ la memoria, ecco in breve la trama:
In “L’altro volto del cielo”, nuovo capitolo della trilogia di Absence, è trascorso appena un mese dall’inizio del gioco insidioso di cui l’uomo in nero tiene le fila, e le coordinate dell’ultimo biglietto conducono Faith e i suoi compagni a Est. L’invisibilità è diventata per Faith, Jared, Scott e Christabel una strana routine, per sopravvivere in un mondo che non ha memoria di loro, e il motivo che li spinge a continuare il viaggio intrapreso per tornare a esistere. Ma il siero NH1 comincia a indebolire il fisico dei ragazzi e la conquista dell’antidoto si fa sempre più indispensabile. Soltanto Faith sembra resistere agli effetti collaterali e sviluppa un’inaspettata prontezza fisica e mentale. Sotto l’ombra dell’Illusionista e sulle tracce dei biglietti dell’uomo in nero, i ragazzi della squadra Gamma fronteggiano più volte le squadre degli Alfa e dei Beta: il gioco, però, comincia a svelare il suo lato crudele, che non accetta provocazioni né debolezze. Dopo uno scontro violento con una squadra avversaria nella base navale di Changi Bay, a Singapore, Faith scoprirà alcuni risvolti delle regole spietate dell’Illusionista e si troverà faccia a faccia con l’altro volto della competizione e di se stessa.
“Il secondo è stato più semplice da scrivere rispetto al primo“, ci ha spiegato. “C’erano molte spiegazioni tecniche da dare sull’invisibilità e sicuramente un’evoluzione dei personaggi“. Questo ultimo punto risulta evidente, specie nella seconda parte del romanzo – quella che mi ha convinta di più, a discapito della prima che ho trovato un po’ lenta ed in un certo senso ripetitiva se paragonata al primo volume-.
Perché la medusa in copertina? “È un paragone con un personaggio ben preciso. La medusa non la vedi, ma la senti“.
“L’evoluzione di Faith è stata ragionata, è l’inizio di un percorso che porterà avanti anche nell’ultimo romanzo e che la farà arrivare alla definizione di se stessa“. L’evoluzione di Faith emerge prorompente spiccando rispetto a tutti gli altri personaggi – che, a malincuore devo ammettere, speravo venissero delineati meglio. Faith è anche quella che maggiormente resiste agli effetti collaterali che l’invisibilità provoca loro, una metafora sulla quale ho avuto modo di confrontarmi con l’autrice: questi effetti collaterali terribili che il gruppo di ragazzi si trova a dover affrontare, possono essere trasposti nel reale – come l’invisibilità, dopotutto -. Ognuno di noi ha un modo diverso di affrontare gli ostacoli che la vita ci pone davanti, un modo di reagire o non reagire che in qualche modo ci definisce: è così anche per Jared, Scott, Christabel ma sopratutto per Faith.
“Tutte quelle persone che fanno fatica ad uscire fuori, ad imporsi, arrivano ad un momento in cui la rabbia si manifesta in modo violento, cattivo. Nel terzo volume ci sarà la fine di questo percorso: dopo aver buttato fuori quella parte di sé è impossibile ricomporsi e ritornare quelli di prima”.
“Absence, l’altro volto del cielo” è stato un volume che mi ha convinta a metà, letteralmente, ma che ugualmente – e con quel finale, poi – mi ha lasciato la curiosità di conoscere l’epilogo della trilogia.
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